Il linguaggio simbolico nella comunicazione psicoterapeutica

di Mariangela Guidetti

 

Tra i fattori che determinano l’efficacia delle psicoterapie la comunicazione riveste un ruolo di particolare importanza. Peraltro, durante le sedute ogni psicoterapeuta non può non constatare come resistenze e distorsioni relative al corretto significato dei messaggi trasmessi costituisca spesso un problema che si ripercuote negativamente sul cammino e sui risultati delle psicoterapie.

Questo problema riguarda soprattutto la comunicazione verbale, che storicamente è quella largamente diffusa nelle psicoterapie. Non a caso l’attenzione di diversi studiosi si è costantemente andata soffermando sulla comunicazione non verbale, denominatore comune elaborato da angolazioni e premesse teorico- pratiche a volte assai dissimili. Un ruolo fondamentale per superare il problema che ho esposto è rivestito propri dal linguaggio simbolico di cui si occupa il nostro libro.

Il mio carattere e la mia formazione scolastico- professionale mi hanno portata, nella mia pluridecennale attività psicoterapeutica, a fare della comunicazione simbolica uso abituale. Ne ho potuto constare empiricamente, durante le sedute – peculiarità ed efficacia. Un’efficacia che – devo ammettere –  ancora oggi non smette di sorprendermi.

La nostra vita è un percorso costellato di simboli. Le esperienze vissute sono categorizzate ed interiorizzate sotto forma di simboli. E si tratta di simboli che posseggono la forza e l’eloquenza delle vicende sperimentate nella realtà dei fatti. Sono pertanto intrisi di potenti e profonde valenze emotive de affettive. È proprio questa loro caratteristica che li rende uno strumento prezioso per le psicoterapie.

Lo scopo più importante delle psicoterapie è quello di promuovere validi processi di cambiamento nella personalità. Affinché tali processi s’inneschino è indispensabile suscitare nei pazienti una risposta emotiva ed affettiva che li nutra e li renda vivi, attivi. In altre parole, l’emotività e l’affettività rappresentano le leve indispensabili per favorire il cambiamento. Ed il linguaggio simbolico, essendo dotato di notevoli valenze emotive ed affettive, è particolarmente idoneo nel favorire una simile operazione.

Questa verità la sperimentiamo nel nostro quotidiano lavoro con i nostri pazienti. Un ragazzo che si è rivolto a me soffriva di attacchi di panico, e palesava dubbi ed insicurezze che ne stavano compromettendo la vita, in primo luogo quella matrimoniale. Era un appassionato giocatore di calcio, e mi raccontò delle sue ansie quando si trattava di entrare in campo. Approntai una metafora che si protrasse per l’arco di diverse sedute. Gi chiesi di immaginarsi in diversi ruoli. Subito disse che gli risultava comodo pensare di sedersi in panchina. Così però rinunciava al gioco che lo appassionava. Fu una sua conclusione, e gli piacque. Si vide in vari ruoli finendo per assumere quello del centravanti, poiché progressivamente entrò in contatto attraverso le riflessioni che insieme elaboravamo con le sue potenzialità incapsulate dalle paure e dalle insicurezze. Essere in questa metafora fu un passaggio decisivo del suo percorso psicoterapeutico. Da quel momento iniziò a conoscersi con occhi diversi ed a elaborare punti di vista nuovi e costruttivi. Sotto il profilo psicodinamico questa metafora gli ha permesso di identificarsi con i calciatori dei vari ruoli, ed è proprio l’immediatezza e la forza di queste identificazioni ad aver suscitato quelle energie e motive e affettive fondamentali per promuovere il suo cambiamento. In tutto ciò la dimensione simbolica – in questo caso metaforica –  riveste una funzione difficilmente possibile altrimenti. Degno di rilevo è anche il fatto per cui la metafora costituiva uno spazio protetto nel quale sperimentare e saggiare le proprie capacità.

Un analogo probante processo d’identificazione fu quello vissuto da una mia paziente alla quale chiesi d’immaginarsi durante una salita in montagna. La sua educazione l’aveva condotta a vivere con angoscia le varie prove della vita. Doveva raggiungere subito e con immediato successo i propri obiettivi. Durante la sua ascesa imparò a fermarsi pe riposare e recuperare energie, per contemplare e per pensare alle scelte migliori da compiere. Dalle diverse difficoltà affrontate durante la sua salita imparò a conoscersi meglio ed a fortificarsi.  Entrò anche in contatto con la confortevole sicurezza e con la solidità che nascono dal procedere gradualmente e con ponderazione.

 

 

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